| MANI PULITE
Così Enrico parlò a Repubblica
Ecco alcuni stralci di una lunga
intervista del 1981 in cui il segretario del Pci denuncia la questione morale e i guasti
della partitocrazia
ROMA - "Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza,
le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la
Rai, alcuni grandi giornali... Insomma tutto è già lottizzato e spartito e tutto si
vorrebbe lottizzare e spartire". Enrico Berlinguer, il segretario del Partito
comunista italiano, descriveva così la situazione dell' Italia in una intervista concessa
ad Eugenio Scalfari e pubblicata sulla Repubblica del 27 luglio 1981. Il leader del Pci
parla dei mali e delle degenerazioni dei partiti italiani, dell' occupazione dello Stato e
del sistema spartitorio che si faceva forte dell' impossibilità di un' alternanza nella
gestione del potere. E lanciava un grido di allarme sui rischi che correvano il paese e la
democrazia, soffocata dall' arroganza dei partiti. Una denuncia tornata d' attualità dopo
il riconoscimento venuto all' ' avversario storico' comunista dall' amministratore
delegato della Fiat Cesare Romiti. Ripubblichiamo ampi stralci dell' intervista di dodici
anni fa, che cominciava così: "' I partiti non fanno più politica' mi dice Enrico
Berlinguer ed ha una piega amara sulla bocca e nella voce come un velo di rimpianto".
Prosegue Berlinguer: "' Politica si faceva nel ' 45, nel ' 48 e ancora negli anni
Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di
idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se
diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c' era allora, quanto
entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c' era lo sforzo di capire la realtà
del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti
e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, ne era ricambiato' . La passione è finita?
La stima reciproca è caduta? ' Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli
altri? Non voglio dare giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e
sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di
clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società, della
gente: idee, ideali, programmi, pochi o vaghi; sentimenti e passione civile, zero.
Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi,
comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure
distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si
è ormai conformata su questo modello, non sono più organizzatori del popolo, formazioni
che ne promuovono la maturazione civile e l' iniziativa: sono piuttosto federazioni di
correnti, camarille, ciascuna con un ' boss' e dei ' sotto boss' . La carta geopolitica
dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la Dc, Bisaglia in Veneto, Gava in Campania,
Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani
nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i
socialdemocratici peggio ancora...' ". Afferma più avanti Berlinguer: "' I
partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno
occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli
istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai, alcuni grandi giornali. Per
esempio, oggi c' è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il ' Corriere della
sera' cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente: ma noi impediremo che
un grande organo di stampa come il ' Corriere' faccia una così brutta fine. Insomma tutto
è già lottizzato e spartito e tutto si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è
drammatico. Tutte le ' operazioni' che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti
sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell' interesse del
partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene
concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'
autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene
assegnata, un' attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto
di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta di riconoscimenti
dovuti' ". Più avanti Scalfari domanda: "Vuole spiegarmi con chiarezza in che
cosa consiste la vostra diversità? C' è da averne paura? ' Qualcuno sì, ha ragione di
temerne e lei capisce subito chi intendo. Per una risposta chiara alla sua domanda
elencherò per punti molto semplici in che cosa consiste il nostro essere diversi, così
spero non ci sarà più margine di equivoci. Dunque: primo noi vogliamo che i partiti
cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione,
concorrere alla formazione della volontà politica della nazione: e ciò possono farlo non
occupando pezzi più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo,
ma interpretando le grandi correnti di opinioni, organizzando le aspirazioni del popolo,
controllando democraticamente l' operato delle istituzioni. Ho detto che i partiti hanno
degenerato, quale più quale meno, da questa funzione costituzionale loro propria, recando
così danni gravissimi allo Stato e a se stessi. Ebbene il Partito comunista italiano non
li ha seguiti in questa degenerazione. Ecco la prima ragione della nostra diversità. Le
sembra che debba incutere tanta paura agli italiani?' . Mi pare che incuta paura a chi ha
degenerato. Ma si può obiettare: voi non avete avuto l' occasione di provare la vostra
onesta politica perché al potere non ci siete arrivati. Chi ci dice che, in condizioni
analoghe a quelle degli altri, non vi comportereste allo stesso modo? ' Lei vuol dirmi che
l' occasione fa l' uomo ladro. Ma è un fatto sul quale l' invito a riflettere: a noi
hanno fatto ponti d' oro la Dc e gli altri partiti perché abbandonassimo questa posizione
di intransigenza e di coerenza morale e politica. Ai tempi della maggioranza di
solidarietà nazionale ci hanno scongiurato in tutti i modi di fornire i nostri uomini per
banche, enti, poltrone di sottogoverno, per partecipare anche noi al banchetto. Abbiamo
sempre detto no. Se l' occasione fa l' uomo ladro, debbo dire che le nostre occasioni le
abbiamo avute anche noi, ma ladri non siamo diventati...' ". Scalfari domanda ancora:
"Lei ha detto varie volte che la questione morale oggi è al centro della questione
italia na. Perché? ' La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei
ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell' amministrazione,
bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale,
nell' Italia d' oggi, secondo noi comunisti, fa tutt' uno con l' occupazione dello Stato
da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt' uno con la guerra per
bande, fa tutt' uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro,
che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perchè io dico che la questione
morale è il centro del problema italiano. Ecco perchè gli altri partiti possono provare
d' essere forze serie di rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione
morale andando alle sue cause politiche' . Le cause politiche che hanno provocato questo
sfascio morale: me ne dica una. ' Le dico quella che, secondo me, è la causa prima e
decisiva: la discriminazione contro di noi' . Non le sembra eccessivo signor segretario?
Tutto nasce dal fatto che voi non siete stati ammessi al governo del Paese? ' Vorrei
essere capito bene. Non dico che tutto nasca dal fatto che noi non siamo stati ammessi nel
governo, quasi che, col nostro ingresso, di colpo si entrerebbe nell' ' ' Età dell' Oro'
. (...) Dico che col nostro ingresso si pone fine ad una stortura e una amputazione della
nostra democrazia, della vita dello Stato; dico che verrebbe a cessare il fatto che per
trentacinque anni un terzo degli italiani è stato discriminato per ragioni politiche, che
non è mai stato rappresentato nel governo, che il sistema politico è stato bloccato, che
non c' è stato alcun ricambio della classe dirigente, alcuna alternativa di metodi e di
programmi. Il gioco è stato artificialmente ristretto al 60 per cento degli elettori; ma
è chiaro che, con un gioco limitato al 60 per cento della rappresentanza parlamentare, i
socialisti si vengono a trovare in una posizione chiave' . Questo le dispiace? ' Mi sembra
un gioco truccato, oltre al fatto che bisogna vedere come il Psi sta usando questa
posizione chiave di cui gode anche grazie alla nostra esclusione. Per esempio, potrebbe
usarla proprio per rimuovere la pregiudiziale contro di noi. (...) Oppure i socialisti
possono seguitare a usare la loro posizione per accrescere il potere del loro partito
nella spartizione e nella lottizzazione dello Stato. E allora la situazione italiana non
può che degradare sempre di più' . Dica la verità, signor segretario: lei ritiene che i
socialisti stiano seguendo piuttosto questa seconda via, non la prima. "Ebbene, non
sono io che la penso così, sono i fatti a dircelo. (...) Nell' 80, poi, hanno addirittura
capovolto la loro linea e, da una timida richiesta di far cadere le pregiudiziali
anticomuniste, sono passati all' alleanza con la destra democristiana, quella del '
preambolo' cioè della più ottusa discriminazione contro di noi e della divisione del
movimento operaio. I socialisti pensano di crescere in fretta al riparo di una linea come
quella del ' preambolo' . Io non credo che sarà così. Ma poi quel che deve interessare
veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia, la democrazia
rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi, rischia di soffocare in una
palude...' ".
la Repubblica - Martedì, 25 maggio 1993 - pagina 2
|